
Olimpiadi di Roma, 1960. Pier Luigi Nervi e figlio progettano e costruiscono lo Stadio Flaminio. Un’opera che si inserisce nella storia dell’edificazione di tutte quelle strutture che servivano ad ospitare atleti ed eventi sportivi in vista della XVII Olimpiade.
Pier Luigi Nervi, questa volta insieme al figlio Antonio, in occasione della XVII Olimpiade di Roma del 1960, progetta e costruisce lo Stadio Flaminio.
Lo stadio sorge in una zona della Capitale in cui, proprio in vista dell’evento sportivo, erano stati edificati il Villaggio Olimpico, il viadotto di Corso Francia (ad opera di Nervi), il Palazzetto dello Sport (di Nervi e Vitellozzi) e il Palazzo delle Federazioni Sportive di Carbonara.
Fu costruito nel luogo in cui, in precedenza, vi era lo Stadio Nazionale, rimpiazzato, nel 1953, dallo Stadio Olimpico. Inoltre, a causa di cedimenti strutturali, non sarebbe stato in grado di ospitare eventi sportivi. Così, nel 1957, fu soppiantato dal Flaminio.
Caratteristica di Nervi, presente anche in questa struttura, è l’utilizzo della tecnica del cemento armato e lo sfruttamento della libertà compositiva grazie all’impiego di elementi prefabbricati. In questo caso fu utilizzata una pensilina prefabbricata per creare l’unica copertura della struttura: quella della zona centrale della tribuna d’onore.
Lo stadio aveva una capienza, almeno inizialmente, di circa 40.000 ed era destinato a ospitare gli incontri del torneo olimpico di calcio. Negli anni Settanta fu utilizzato dalla Nazionale italiana di Rugby e dal Rugby Roma e rimase in uso fino al 2011.
Ad oggi, però, in seguito a un periodo di abbandono, lo stadio, purtroppo, versa in una situazione di degrado dovuto all’usura fisiologica di materiali e impianti e a interventi impropri succedutisi nel tempo.
Al momento è oggetto di uno studio di ristrutturazione curato dall’Università di Roma “La Sapienza” che potrà portare nuova luce all’edificio.