
La più grande operazione mai condotta in merito alla pulizia marina. E’ in corso il tentativo di depurare la Great Pacific Garbage Patch, l’isola d’immondizia immersa nell’oceano Pacifico
La Great Pacific Garbage Patch, per gli amici Pacific Trash Vortex, è un incredibile accumulo di spazzatura immerso nell’oceano Pacifico, iniziato a nascere negli anni 80. Non si è certi sull’esatta dimensione, ma questa potrebbe aggirarsi, secondo delle stime, tra i 700 mila km² e i 10 milioni di km², il che renderebbe quest’isola di scarti più grande dell’intera penisola iberica o degli USA. La sua specifica composizione è ignota, ma la Marina degli Stati Uniti stima sia composta da circa 3 milioni di tonnellate di plastica; Charles Moore, oceanografo, ne suppone invece 100 milioni. Questo accumulo, impensabilmente, ospita perfino delle forme di vita: organismi eterotrofi, autotrofi, simbionti, virus, batteri e predatori.
Detriti
I materiali di questo accumulo non sono esposti spontaneamente a biodegradazione; la plastica, al contrario, si fotodegrada, ovvero si disintegra in pezzi. I detriti che gettiamo nei corsi d’acqua alimentano questo gigante dei nostri tempi, ma anche altri fenomeni, come ad esempio le cadute di interi container trasportati da navi cargo, non scherzano: è capitato più di una volta che strani ospiti abitassero il regno dei pesci, come scarpe firmate Nike (incidente del 1990 della nave Hansa Carrier) o giocattoli da vasca da bagno (1992). Anche catastrofi naturali, come il terremoto del Tōhoku, avvenuto in Giappone nel 2011, mettono il loro tassello.
L’operazione
Il campanello d’allarme suona. Urge ripulire questo gigantesco lembo, e qualcuno ha iniziato a farlo: l’operazione è parte del progetto Kaise, che dal 2009 si occupa di preservare l’ambiente marino. L’idea è stata portata avanti dall’associazione Ocean Voyages Institute. La nave Kwai, protagonista dell’impresa, dopo una spedizione di 48 giorni, è riuscita a raccogliere 103 tonnellate di rifiuti rimossi e spostati nei centri di raccolta e riciclo.
In prospettiva
La quantità abnorme di rifiuti marini è preoccupante. Per metterla in prospettiva, è come se ogni minuto un camion della nettezza urbana riversasse un carico pieno in mare. E in futuro? Se provassimo a fare un’immersione, troveremmo solo scarti galleggianti. Uno spettacolo da fotografare.
Le isole scarto
Altra notizia poco lusinghiera: La Great Pacific Garbage Patch non è l’unica isola di plastica esistente. Ce ne sono altre; La South Pacific Garbage Patch, tra Cile e Perù, vanta 2,6 milioni di km² (otto volte l’Italia). La North Atlantic Garbage Patch si estende per 4 milioni (15 volte l’Italia). la South, la piccola della casa, per 1 milione.
Queste realtà spesso silenti sono da codice rosso. La piaga da plastica è a livelli allarmanti, per noi e per le generazioni future. Si potrà estirpare questa minaccia?