Roma MACRO
Roma, MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma (Sophie Ost/Shutterstock.com)

L’archeologia industriale nel centro di Roma. Storia e rinascita degli edifici dell’Ex Birrificio Peroni: da scuderie a spazi del Museo di Arte Contemporanea di Roma (MACRO).

Roma, quartiere Salario. Anche in zone centralissime non mancano chicche di archeologia industriale tutte da scoprire. Una di queste è l’Ex Birrificio Peroni, oggi in parte visitabile grazie alla creazione, in un suo lotto, del MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma.

Tutto iniziò nel 1848, anno in cui, a Vigevano – cittadina lombarda –, nacque la Ditta Francesco Peroni. Una ventina di anni dopo fu costruita a Roma una seconda fabbrica. Nel 1901 la ditta si fonde con la Società Romana produttrice di ghiaccio e neve artificiale. La sede, così, fu trasferita nel quartiere salario, vicino Porta Pia, dove ancora oggi se ne vedono gli edifici.  

I corpi di fabbrica erano tre – lotti A, B e C – e furono costruiti, tra il 1902 e il 1922, da Gustavo Giovannoni e Alfredo Panopoli. È soprattutto l’ultimo lotto a interessare poiché è quello i cui spazi, un tempo adibiti a scuderie e magazzini, oggi, sono occupati dal MACRO. Il lotto C serviva da supporto ai servizi di produzione di birra e ghiaccio collocati rispettivamente nei lotti A e B.

È nel 1971 che lo stabilimento termina la sua attività sia in ottemperanza alle norme del 1962 – che non permettevano la presenza di edifici industriali nel centro città – sia per necessità produttive. L’attività, infatti, si sposterà in via Collatina.

Ma cosa succede dunque agli edifici?

Il lotto A è stato acquistato da una società immobiliare privata che ha creato negozi, parcheggi e alloggi. Quello B in parte è rimasto alla Società Peroni, in parte è stato ceduto e vi è stato costruito un parcheggio su più piani. Il lotto C, invece, nel 1984, viene “preso” dal Comune di Roma. I suoi edifici vengono assegnati come sede della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, inaugurata, dopo una ristrutturazione, nel 1999.

I lavori di recupero furono numerosi e importanti ma si rivelarono insufficienti a livello di superfici espositive e di depositi. Viene così affidato l’incarico dell’ampliamento del museo all’architetto Odile Decq.

Roma, MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma. Interno (Sophie Ost/Shutterstock.com)

Nel 2002 il Museo prende il nome di MACRO-Museo di Arte Contemporanea di Roma e, sempre in questo stesso anno, in due padiglioni del Ex Mattatoio di Testaccio, nasce il MACRO Testaccio, sede distaccata del museo.

È nel 2010 che il MACRO di via Nizza riapre al pubblico.

Info: www.museomacro.it