
Green Plasma è una nuova tecnologia progettata ad Ancona dalla IRIS, azienda piemontese, che converte i rifiuti del mare in energia elettrica grazie alla termochimica. Un sistema ottimale che sfrutta un malus in modo intelligente
Siamo nel porto di Ancona. Sono da poco iniziate le attività della nuova invenzione della IRIS (azienda piemontese specializzata nel settore tecnologico), in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università Politecnica delle Marche, con lo scopo di ripulire i mari e sfruttare i rifiuti per ricavare energia elettrica attraverso la termochimica.
Il sistema
Il processo fa uso di alte temperature, fino a 5000 gradi, per convertire i detriti raccolti in elemento gassoso, che viene staccato dalla matrice inorganica; dopo una serie di lavorazioni si ottiene il syngas, un gas particolarmente ricco di idrogeno che poi può essere facilmente trasformato in elettricità. L’impianto, installabile anche su piccole imbarcazioni e quindi facilmente trasportabile, può permettersi di lavorare 100 chili di plastica al giorno. Dopo mesi di test condotti in laboratorio e presso la Stazione Marina dell’Istituto IAS-CNR di Genova ai fini di validare questo nuovo sistema, il Green Plasma è ora montato a bordo di un’imbarcazione del CNR (ad Ancona, come detto prima) e sui cui sta svolgendo ineccepibilmente il suo ruolo.
Dichiarazioni
“Il mare è un bene comune ed ha assorbito finora il 30% di gas serra emessi e produce il 50% dell’aria che respiriamo – spiega il Prof. Gian Luca Gregori, Rettore della Politecnica Marche– Esso è anche una risorsa preziosa e determinante per moltissimi settori da tutelare. Per questo grazie ai tanti progetti di ricerca che l’Università sta realizzando, di natura multidisciplinare, mettiamo al centro sia la tutela della salute del mare che lo sviluppo della Blue Economy”; “I nostri ricercatori a bordo dei pescherecci in Adriatico hanno mostrato che sui fondali sono depositate migliaia di tonnellate di rifiuti, molti dei quali plastiche- afferma Gian Marco Luna, direttore del CNR “Questo dispositivo rappresenta una importante innovazione verso la possibile bonifica dei fondali, potenzialmente in grado di rimuovere e valorizzare rifiuti plastici che rischiano, insieme ad altri inquinanti che trasportano, di finire sulle nostre tavole attraverso processi di frammentazione e magnificazione lungo le reti trofiche marine”.