Roma, Garbatella. Interno di un lotto
Roma, Garbatella. Interno di un lotto (ValerioMei/Shutterstock.com)

Nata come borgata, la Garbatella è oggi una zona molto ambita e vivibile della Capitale, che colpisce per la varietà di stili architettonici.

Nata come borgata, la Garbatella oggi si è fortemente riscattata, tanto da essere divenuta uno dei quartieri più ambiti e vivibili di Roma.

Fu fondata nel 1920. Dopo la prima Guerra Mondiale, infatti, secondo i progettisti umbertini, Roma sud avrebbe dovuto essere connessa al lido di Ostia tramite un canale navigabile parallelo al Tevere (questo, però, non fu mai realizzato). Per questo motivo il 18 febbraio del ’20 il re Vittorio Emanuele III posò simbolicamente la prima pietra.

Il progetto edilizio nacque dunque in un’area che era interessata da pascoli e vigne. Tra gli anni Venti e Trenta fu progettata e realizzata con uno stile architettonico uniforme. Si presenta suddivisa in lotti, con edifici che circondano cortili e giardini. Almeno nel nucleo storico le abitazioni sono poste in villini o palazzine di massimo tre piani con una particolare cura ai dettagli. L’ispirazione era quella della città-giardino all’inglese.

Colpisce notevolmente e piacevolmente la varietà di stili presenti nella parte storica. Spicca su tutti il barocchetto romano che divenne tipico dell’edilizia popolare di quegli anni e che si può ritrovare in diversi edifici del rione.

A partire dal 1928 venne utilizzata un’altra tipologia di struttura abitativa, quella gli alberghi suburbani. Furono ideati dall’architetto Innocenzo Sabbatini e dovevano ospitare gli sfollati del centro città. Per evitare che vi ci stabilissero definitivamente furono fatti funzionare come casa-albergo. Accanto agli spazi per la vita privata vi erano quelli comuni (asili nidi, sale da pranzo, ambulatori medici).

Nel 1929 le sistemazioni delle parti comuni vennero divise e furono creati veri e propri alloggi. Questo, insieme al completamento dei lotti precedentemente iniziati, e l’edificazione di nuovi edifici da parte dell’Istituto Postelegrafonici diedero vita al quartiere.