Angelo Minghetti, Vaso decorato con putti e girali, 1870-1880, maiolica cm 18; (Foto in N. Barberini, M. Conti, Ceramiche artistiche Minghetti, Sasso Marconi 1994)

Modelli antichi per tecniche moderne: la maiolica della manifattura Minghetti ancora ricercata e apprezzata dai collezionisti

Angelo Minghetti (1822-1885) cominciò la sua esperienza di ceramista lavorando presso la Cooperativa Ceramica di Imola ove apprese i primi rudimenti. In seguito iniziò una modesta lavorazione domestica nella sua città natale Bologna, cuocendo vasetti nella stufa di cucina, per poi organizzare un piccolo laboratorio con qualche aiutante. I suoi primi lavori non erano perfetti ma l’originalissima tecnica utilizzata dava loro un gusto antichizzante molto apprezzato. La regola era quella classica per la maiolica: pittura a freddo e cottura a gran fuoco.

Dopo questi primi anni di sperimentazione Angelo Minghetti iniziò la piena attività di ceramista (circa 1850), intensificando l’imitazione di maioliche rinascimentali italiane delle più antiche ceramiche dei Della Robbia e ispirandosi alla decorazione a grottesche, perfezionando la tecnica esecutiva introducendo ad esempio vernici sconosciute agli antichi ceramisti. Dal primo laboratorio nei pressi della Montagnola si spostò, sempre nella città natale, a Palazzo Malvasia nel 1854, quattro anni dopo inaugurò una fornace a Palazzo Pepoli per poi trasferirsi nel 1877 in via San Vitale 87, dove avevano già fabbricato stoviglie i Roversi, ceramiche i Rolandi e i Fink a partire dal 1764.

Nel 1885 Angelo Minghetti morì e subentrarono i figli: Gennaro e Arturo. Il primo si specializzò nel decoro a grottesche e il secondo nella pittura di figure e paesaggi. Dal 1940 al 1967 la manifattura, con una nuova sede in via della Rampa, fu condotta da Alcino Cesari. Anche dopo la fine della produzione Minghetti, la moglie di Cesari, Dora Nicoli, continuò fino al 1989 la conduzione del negozio in piazza Galvani.

La longevità della manifattura che si estende per più generazioni racconta l’apprezzamento per queste ceramiche capaci di soddisfare, oggi come allora, una vasta parte di acquirenti e collezionisti. Si trattò di un fenomeno d’artigianato artistico di successo travolto dall’incipiente industrializzazione, che lasciò però dietro di sé una produzione vastissima e variegata.

Ha fatto scalpore l’acquisto nel 2018 da parte della Fondazione Carisbo di Bologna di un servizio da tavola di circa 900 pezzi realizzato per il duca di Montpensier realizzato per palazzo Caprara a Bologna. Ma questi non sono i soli pezzi ricercati dai musei. I Minghetti realizzarono anche busti colossali di personaggi storici oggi presenti in numerose collezioni pubbliche europee.

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Senza aspirare ad opere museali come quelle si può pensare oggi di collezionare alcune tipologie di uso più comune diffuse sul mercato, concentrandosi sulla ricerca di piccoli pezzi da tavola, modelli decorativi oppure piccole immagini devozionali, il cui range di prezzo – variando dalle dimensioni, dalla rarità e dall’epoca – può oscillare da 200 a qualche migliaio di euro.

Non resta dunque che affinare l’occhio su queste singolarissime ceramiche che anche in assenza di marchio, come quasi sempre accadeva, sono riconoscibili per i colori sgargianti giocati sui toni dell’ocra, dell’azzurro, del rosa, del verde e del marrone dove non si lesina sulla ricchezza del decoro pittorico e a sbalzo. La morfologia stessa delle ceramiche ispirate all’Antico ma anche al Rinascimento vivificate dall’immaginazione fertilissima del fondatore e dei successori della manifattura ha una su specifica riconoscibilità.