
Roma, rione Esquilino, 1925. L’architetto Raffaele de Vico viene chiamato per la costruzione di un serbatoio dell’acqua. Un progetto originale, ispirato all’antica Roma, che verrà riprodotto in versione ridotta.
È il 1925 e Roma deve riorganizzare l’impianto idrico per l’approvvigionamento di acqua potabile e innaffiamento di strade e giardini. Viene chiamato l’architetto Raffaele de Vico per la progettazione del serbatoio dell’acqua in via Eleniana, nel rione Esquilino.
Il progetto presentato, però, non viene realizzato e per l’impianto si deve aspettare il 1933. Il serbatoio è costituito da 4 vasche (due per l’acqua potabile e due per l’innaffiamento) che poggiano su cinque pilastri di cemento armato. Al di sotto delle vasche, un piano ospita i meccanismi di alimentazione e distribuzione dell’acqua.
La facciata, che avvolge le quattro vasche che costituiscono il serbatoio, ha uno scopo esclusivamente decorativo. Viene costruita solo in un secondo momento e si rifà al progetto primigenio del 1925. De Vico, nella sua realizzazione, si era ispirato alle rovine dell’acquedotto Claudio. La facciata principale doveva essere inquadrata da sette arcate mentre le laterali da tre.
L’attuale facciata (progetto del ’33) è, però, di dimensioni ridotte rispetto ai disegni del ’25. Presenta solo tre arcate sul lato principale (invece che sette). La costruzione appare, quindi, come una sorta di cubo ed è venuto a mancare il rimando alla longitudinalità dell’acquedotto. Lo ricorda, però, nella tripartizione della facciata: le arcate lunghe e strette reggono un attico bipartito.
Al di sopra del timpano è presente, in bronzo, la data di realizzazione “SPQR ANNO MCMXXXIIII”. Accanto, e poi rimosso, era indicato anche l’anno dell’era fascista “E F XII”, che corrispondeva alla data 28 ottobre 1933-27 ottobre 1934. L’Era Fascista (abbr.: E.F.) fu introdotta dal regime fascista, adottando come data di inizio quella della Marcia su Roma (28 ottobre 1922).