Ha visto da poco la luce il primo superconduttore funzionante a temperatura ambiente, grazie ad uno studio dell’università di New York

Grazie a degli studi dell’università di Rochester (New York) è stato possibile creare il primo superconduttore a temperatura ambiente, una combinazione di idrogeno, carbonio e zolfo. Una scoperta che potrebbe portare grande innovazione e benefici all’ambiente.

La tecnologia

I superconduttori permettono sostanzialmente di trasmettere l’elettricità senza resistenze, ergo senza perdite di energia. Si tratta di un’invenzione risalente al 1911 applicata ai primi computer quantistici e a tecnologie di risonanza magnetica. Tutto questo però poteva funzionare solo con temperature prossime allo zero assoluto. La domanda sorge spontanea: è possibile farli funzionare a temperature più alte?

L’invenzione

La risposta è sì. Da poco infatti si è riusciti a mettere in moto questi superconduttori ad una temperatura di circa 15 gradi celsius. Il processo ha visto la combinazione di idrogeno, carbonio e zolfo tra le punte di due diamanti, il tutto colpito con un fascio laser atto ad innescare specifiche reazioni chimiche; ciò ha permesso la sintetizzazione dell’idruro di zolfo carbonioso, un materiale che dispone appunto di una superconduttività di circa 15 gradi. L’intero procedimento per arrivare a ciò non è comunque dei più semplice, siccome risulta necessario portare l’idrogeno puro ad uno stadio metallico, cosa che richiede pressioni elevatissime, ergo una complessità da tenere in considerazione. Gli scienziati sono tutt’ora al lavoro per esemplificare questa trasformazione.

La ricerca

La ricerca sembra essere positiva. Qualora tale invenzione prendesse una giusta piega, potremmo avere delle reti elettriche in grado di trasmettere corrente senza perdita per circa 200 milioni di Mwh, oppure ancora trasporti efficientissimi a ridotto impatto ambientale (come i treni a levitazione magnetica) o altro ancora.

“Per avere un superconduttore ad alta temperatura, sono necessari legami più forti ed elementi leggeri. Questi sono i due criteri fondamentali” dichiara Ashkan Salama, uno dei protagonisti di questo studio, “viviamo in una società di semiconduttori e con questo tipo di materiali potremo arrivare a realizzare una società superconduttrice, in cui non avremo mai più bisogno di cose come le batterie”.