Roma, Ponte Cestio
Roma, Ponte Cestio (Shutterstock.com)

Il Ponte Cestio collega l’Isola Tiberina con la riva destra del Tevere, dove si trova il rione Trastevere. Qui la storia delle sue svariate ricostruzioni e dei numerosi nomi attribuitigli.

Il Ponte Cestio, così come il Ponte Fabricio, è uno dei due ponti che non collega le due sponde opposte del Tevere. Mette, infatti, in comunicazione l’Isola Tiberina con la riva destra del Tevere, dove si trova il rione di Trastevere.

Lucio Cestio, nel 46 a.C., lo fece costruire, simmetricamente al Ponte Fabricio. A seguito di un primo restauro nel 152, fu completamente ricostruito nel 370 con materiali di reimpiego. Alcuni di questo, come il travertino, provengono dal vicino Teatro di Marcello. Questa ricostruzione, in cui il ponte fu edificato con tre arcate, fu voluta dagli imperatori Valentiniano I, Valente e Graziano. Quest’ultimo diede il nome al ponte: Pons Gratiani.

Numerosi altri interventi si ebbero nei secoli successivi ma è dal XV secolo che, per la presenza della Basilica di San Gregorio sull’Isola Tiberina, assunse il nome di Ponte di San Bartolomeo. Subì un ulteriore cambio di nome tra il XVIII e XIX secolo. Divenne Ponte Ferrato per la presenza delle catene di ferro che fissavano i mulini sul Tevere.

Durante la costruzione dei muraglioni del Tevere fu necessario ampliare la larghezza del letto del fiume di 100 m. Per questo motivo aumentò anche la distanza tra la riva e l’Isola Tiberina. Il ponte andava dunque riadattato: fu smontato e ricostruito tra il 1889 e il 1992. Furono utilizzati i materiali originali e riadattato nella forma per adeguarsi ai nuovi muraglioni.