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Europa e i paesi che non usano carbone; il Portogallo chiude la sua ultima centrale

la COP26 di Glasgow ha vacillato a causa della richiesta di carbone. La decarbonizzazione, per quanto rallentata, è ancora in corso. Esistono comunque 4 paesi che si sono portati avanti col lavoro, eliminando del tutto il carbone.

Uno di questi è il Portogallo, che ha da poco chiuso la sua ultima centrale a carbone con 10 giorni di anticipo sul piano originale, quella di Pego, a circa 150 chilometri di strada dal Lisbona. La centrale di Pego – la seconda più inquinante del Portogallo, dopo quella di Sines, chiusa in gennaio – produceva da sola il 4% delle emissioni nazionali di gas serra. Ora in paese non si brucia più carbone, un po’ grazie ad invertenti mirati ed un po’ grazie al fatto che nel paese non esistano effettivi giacimenti. Ora l’elettricità del Paese verrà prodotta sfruttando fonti rinnovabili in modo crescente, nonché gas, anche questo importato.

Prima del Portogallo altri paesi hanno tolto il carbone: Belgio, Austria e Svezia.

In Italia a regolare il processo di decarbonizzazione è un piano firmato nel 2019, ovvero il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). Qui si legge che entro il 2025 tutte le centrali termoelettriche italiane devono essere spente e dismesse, oppure, in alternativa, convertite in centrali a gas naturale, meno inquinanti. Certo, negli ultimi anni sono stati fatti dei passi avanti: basti dire che nell’ultimo decennio la percentuale di elettricità prodotta da centrali termoelettriche è stata dimezzata. Ancora oggi, però, il 6% dell’energia elettrica che utilizziamo in Italia è prodotta dal carbone. In Europa c’è chi fa di peggio, a partire dalla Polonia, che si appoggia al carbone per il 70% del fabbisogno, e dalla Germania, con il 24%.