
Desalinizzare l’acqua è un tema centrale. Come farlo in modo sostenibile?
Desalinizzare l’acqua senza aggravare l’ambiente è un tema ancora caldo, soprattutto oggigiorno dove la disponibilità di acqua potabile è sempre più scarsa, soprattutto nei paesi più poveri. Soprattutto qui, gli impianti appositi non sono accessibili da tutti a causa della mancanza di una rete idrica. Ecco che diverse start-up e università a livello mondiale e di alto prestigio stanno lavorando per brevettare sistemi di desalinizzazione per la purificazione dell’acqua.
Metodo 1
Un metodo spesso usato in passato era quello della osmosi inversa; si tratta di una membrana che trattiene il soluto da una parte impedendone il passaggio e permettendo invece di ricavare il solvente puro dall’altra. Recentemente il MIT ha voluto realizzare una cosa simile, ma questa volta la membrana è fatta di grafene; questo garantirebbe un’ottimizzazione nella filtrazione data dal rigoroso controllo sui fori. La morale è che il metodo funziona molto bene e il grafene si presta come ottimo materiale per conseguire un risultato soddisfacente.
Metodo 2
Una start-up americana, la Okeanos Technologies, ha invece optato di realizzare un nanochip in grado di rendere potabile l’acqua salata tramite processo elettrochimico di separazione del sale dall’acqua di mare attraverso un piccolo campo elettrico, più di preciso con una tensione di 3.0 volt sul chip di plastica che conta due microcanali. In questo modo si premette la scissione del sale dall’acqua “pura”, che viene depositata in una zona apposita e dunque divisa dalla sostanza salina.
Metodo 3
Al politecnico di Torino sono riusciti invece a garantire la desalinizzazione grazie al sole. Si utilizza materiale poroso in grado di raccogliere l’acqua marina, senza bisogno di pompe o di macchinari costosi e ingombranti. Infine, una membrana idrofobica tra l’acqua contaminata e quella potabile evita che si mescolino.