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I ricercatori di NTU di Singapore sono riusciti a creare una malta stampabile in 3d partendo dai residui di cenere delle centrali termoelettriche

La stampa 3d ha molti più usi di quanto si è soliti pensare. Lo dimostra un nuovo progetto della Nanyang Technological University (NTU) di Singapore, in cui è stata sono state utilizzate la cenere volante di scarto e scorie d’acciaio per produrre una malta di geopolimero stampabile in 3d. La cenere volante è ottenuta come sottoprodotto della combustione di carbone polverizzato nelle centrali termoelettriche e sono costituite dal solido particellare che viene separato dai fumi di combustione per mezzo di filtri elettrostatici o meccanici.

Perché è importante?

Il carbone, come combustibile, è logicamente inquinante, eppure è un materiale ancora molto presente e utilizzato anche da grandi economie. Il nuovo progetto dei ricercatori dello NTU coglie la palla al balzo promuovendo un approccio rispettoso verso l’ambiente tramite la creazione di un materiale da costruzione alternativo, nato da scarti e che potrebbe riservare grandi sorprese.

Funziona?

Prelevando la cenere (sottoprodotto abbondantissimo conseguente alla combustione del carbone) e mescolandola con le scorie d’acciaio più un mix di sostanze chimiche, si è in grado di stampare in 3d una malta molto solida, un vero e proprio calcestruzzo 2.0. Ma è versatile quanto il calcestruzzo normale? Secondo i test dei ricercatori, la miscela stampabile 3D è altrettanto forte, ma solo quando le strutture sono orientate in modo pratico; ciò è dovuto al fatto che le proprietà meccaniche del geopolitico stampato 3D dipendono prevalentemente dalle direzioni di caricamento a causa della natura anisotropica del processo di stampa. Ma attraverso ulteriori studi potrebbe essere possibile migliorare questo materiale al punto da poter rivoluzionare l’intera industria delle costruzione. Un cambiamento a minor impronta di carbonio.