robot subacqueo
Clean sea durante un'immersione (Eni)

Una tecnologia proprietaria di Eni porta alla luce un robot subacqueo autonomo per la tutela e controllo degli ambienti marini e offshore. Dotato di sensori e di un sistema intelligente, questo apparecchio dimostra ancora una volta come la robotica possa fungere da braccio destro per la difesa del pianeta

La tutela dei mari è quanto mai fondamentale, soprattutto in tempi moderni, dove le acque di tutto il mondo non hanno avuto un’esistenza semplice per via di plastiche varie e sostanze di scarto gettate senza troppi scrupoli. Eni risponde con una tecnologia proprietaria, “Clean sea“, un vero e proprio robot marino capace di muoversi in modo autonomo, senza alcun contatto con un operatore in superficie (AUV, Autonomous Underwater Vehicle) e straordinariamente intelligente, in grado di percepire ogni anomalia.

Tecnologia e vantaggi

Clean sea è formato da sensori intercambiabili, e sulla base del loro feedback il dispositivo modifica la propria strategia operativa. A differenza dei robot comandati a distanza (ROV), sempre più utilizzati in campi quali la mappatura dei fondali e il controllo dei porti, la piccola di casa Eni riesce ad auto-pilotarsi senza necessitare degli esseri umani (AUV), e svolge egregiamente i suoi compiti: monitoraggio marino e supervisione di impianti offshore. Senza contare poi che richiede un impegno logistico minimo per essere trasportata (una barca di medie dimensioni è sufficiente) e dunque un notevole risparmio economico rispetto ai suoi fratelli. I vantaggi non sono finiti: le batterie integrate permettono un’autonomia di una decina di ore e la sua resistenza garantisce un’ottima prestazione anche in condizioni estreme, come mare in tempesta o ghiaccio superficiale, che costituirebbero un problema nel collegamento via terra-mare con un robot ROV, ma che in questo caso diventano fattori facilmente sormontabili.

Render 3D di Clean sea (all rights reserved)

Alimentazione sostenibile

Clean sea dispone di due basi logistiche, una in Angola e l’altra in Sicilia. Grazie alla rete di sensori di cui è dotato, il robot manda segnali tempestivi individuando le esigenze di manutenzione e segnalando eventuali anomalie delle acque, in modo che gli operatori possano agire in nome del rispetto e della tutela ambientale. Per quanto riguarda l’alimentazione, il dispositivo può ricaricare le proprie batterie grazie a Power Buoy, un’altra tecnologia proprietaria di Eni consistente in una boa galleggiante che produce elettricità sfruttando il moto ondoso; il robot dunque seguirà la boa e, connettendovisi, si ricaricherà in modo sostenibile.

Il mare necessita di essere tutelato. E per farlo possiamo sfruttare tecnologie molto potenti, quelle che noi stessi abbiamo creato. I robot AUV nascono infatti in ambito militare, ma usati anche in campo oceanografico possono costituire un grosso passo nella scalinata dell’ecosostenibile. Un rapporto simbiotico tra uomo e macchina può aiutarci a tamponare la spiacevole situazione del presente.