
Musei chiusi?! A zonzo per le chiese per riscoprire una bellezza silenziosa.
Un luogo poco noto ma di grande importanza architettonica e di grande fascino è la chiesa di San Francesco a Bologna.
L’imponente edificio fondato, con l’adiacente convento, nel 1236 – dopo qualche anno dalla memorabile predica di san Francesco in città – venne completato a tempo di record in soli trent’anni dall’architetto Giovanni da Brescia.
La chiesa è considerata uno tra i migliori esempi di gotico nel panorama medievale italiano, anche se la sua struttura è di situarsi a metà strada tra il romanico, stile diffuso in Italia fino a quel momento, e il gotico importato invece dal nord Europa ed in particolare dalla Francia. L’edificio sembra un incontro armonico tra i due stili portatori ciascuno di un messaggio ideologico preciso.
La semplicità del romanico con le sue forme pesanti e ispirate, come dice la parola stessa all’architettura romana, aveva l’aspirazione di infondere un senso di solidità e allo stesso tempo di semplicità e povertà.
Il Gotico con le sue linee slanciate verso l’alto, l’uso profuso delle vetrate e di conseguenza della luce come vettore di significati legati all’illuminazione divina era un omaggio al Creatore e al tempo stesso espressione del desiderio di elevazione dell’anima verso il divino.
San Francesco presenta una sobria facciata a capanna in mattoni con portale in marmo scolpito come nella migliore tradizione romanica emiliana, ma ha finestre a sesto acuto tipiche del lessico gotico. Così come gotici sono gli archi rampanti e contrafforti che costeggiano i fianchi dell’edificio per consentirne la stabilità alle pareti svettanti.
L’esterno è un vero e proprio capolavoro di architettura al quale si aggiungono, nel giardino circostante, le tombe dei glossatori di Bologna (XIII secolo). I glossatori erano illustri professori universitari, famosi per il loro encomiabile lavoro di commento agli antichi libri di legge tramite l’apposizione di glosse, cioè note e spiegazioni, trascritte ai bordi del testo. La loro presenza presso San Francesco sta proprio a ricordare una delle primarie vocazioni dell’edificio e del suo sagrato, che fu sede a partire dal Medioevo delle lezioni dell’Università di Medicina e di Astrologia.
L’interno della chiesa è intonacato ma vivacizzato da paraste color mattone che mettono in risalto l’andamento verticale della struttura. Lo sguardo del visitatore è spinto idealmente verso l’abside, dove si eleva maestosa l’arca di Jacobello e Pier Paolo Delle Masegne realizzata fra il 1388 ed il 1393. Si tratta di una straordinario polittico in marmo scolpito, la cui struttura ricorda idealmente quella di una chiesa gotica, che raffigura l’Incoronazione della Vergine affiancata da cuspidi abitate da santi a mezzo busto. Dietro l’abside si snoda un deambulatorio che da accesso a nove cappelle radiali, struttura tipica delle chiese di pellegrinaggio d’Oltralpe e che doveva favorire il deflusso dei credenti.
Sulla destra della chiesa si apre un vestibolo che da accesso al bellissimo Chiostro dei Morti, dal quale si posso ammirare i due campanili, il più antico ad una sola campana del 1260 e l’altro opera dell’architetto Antonio di Vincenzo. Trovano sede nel chiostro anche alcuni pregevoli monumenti funerari medievali.
La soppressione durante il periodo napoleonico comportò gravi danni alla struttura che fu destinata ad uso abitativo, magazzino e caserma, con la conseguente distruzione o rimozione di parte degli arredi liturgici. A partire dal 1886 la chiesa fu oggetto di restauro da parte di Alfonso Rubbiani, al quale si devono grandi opere di recupero e le pitture liberty delle cappelle radiali. Bombardata durante la Guerra, San Francesco riportò danni soprattutto sulla parte sinistra, tra l’altro oggi inagibile per le più recenti offese del sisma che ha colpito l’Emilia.