Lo scioglimento dei ghiacciai porta all’emersione di particolari colonne di metano che minacciano paurosamente il clima. Il rilascio è incontrollato

Igor Semiletov, scienziato a bordo di una nave da ricerca in viaggio per 40 giorni, ha dichiarato alla CNN di aver trovato quantità di metano nell’aria sul Mare della Siberia orientale fino a nove volte la media globale.

Le problematiche

Il metano è un gas serra molto più preoccupante dell’anidride carbonica. Secondo dei dati della NASA, lo scioglimento del permafrost starebbe intensificando il rilascio di tale sostanza nell’aria, con conseguenze molto aspre. Lo scienziato russo ha sottolineato la sorprendente facilità con cui la nave ha attraversato le acqua artiche, ormai sempre meno colme di ghiaccio; se questo non fosse abbastanza da allarme rosso, basti aggiungere altro: l’equipe di scienziati ha infatti notato delle strane colonne di gas, denominate “fontane di metano” far gorgogliare paurosamente l’acqua: mai prima d’ora, afferma Semiletov, aveva notato una tale concentrazione di metano. Delle misurazioni hanno, di preciso, quantificato questa concentrazione a 16 parti per milione; basti pensare che la media di metano nell’atmosfera è pari a 1,7 parti per milione e che anni fa il valore di rilascio si aggirava sui 5 milioni, per capire che: A, il valore è fuori da qualsivoglia contenimento; B, la crescita è esponenziale.


Questo dato non è stato poi così improvviso. Già tempo addietro la dottoressa Merrit Turetsky dell’University of Guelph aveva fatto notare il devastante impatto del disciogliersi del permafrost in un articolo su Nature; secondo una sua previsione, andando avanti così il surriscaldamento potrebbe duplicarsi nel giro di pochi anni.