alghe in mare
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Nel mondo è in atto una nuova corsa all’oro, ma stavolta nei fondali marini: le alghe stanno smuovendo la ricerca scientifica di nuovi biofuel ed energie pulite. Che possa diventare l’oro verde delle generazioni future?

Le alghe popolano i mari, si mangiano, possono avere diverse funzioni. Ma che possa diventare un biocarburante rivoluzionario è una scommessa di sempre più centri di ricerca in giro per il mondo. Dopo il via libera dell’Europa per le sperimentazioni di nuove forme di benzina ed energia verde, è stata solo questione di tempo: i pionieri della ricerca sono stati gli USA, seguiti da Olanda e Danimarca e poi molte altre nazioni. Ma i biocarburanti non hanno quasi mai la fortuna di vantare le medesime prestazioni del petrolio e spesso sono accusati di essere responsabili della sottrazione di terre per le coltivazioni, dell’impoverimento delle stesse a causa dello sfruttamento da monocolture, della distruzione della biodiversità e, collateralmente, dell’aumento del prezzo di pane, pasta e beni di prima necessità.

Le risorse delle alghe

La coltivazione delle alghe ha invece, per certi versi, il coltello dalla parte del manico: è più economica del petrolio e fornisce un risultato più soddisfacente degli altri biofuel (potenzialmente 10.000 galloni di olio per acro, contro una media di 100 galloni per acro; ogni gallone sono circa 3,78 litri). Senza dimenticare che cresce ad una velocità impressionante (anche 50 cm al giorno) e può proliferare in zone incolte o malandate; a chiudere il cerchio, la sua produzione non restituisce CO2 (anzi, tende ad assorbirne circa due chili per ogni chilo di biomassa) e gli scarti possono essere impiegati per produrre idrogeno o fertilizzanti.

Lavorazione

L’università T.U.M. di Berlino ha studiato un metodo di lavorazione a zero impatto per gestire questi organismi marini: vengono costruite serre appositamente adibite e irradiate con lampade LED a 1000 watt per metro cubo; questa luminosità controllata stimola l’attivazione degli interruttori molecolari delle alghe e dopo qualche giorno si passa alla raffinazione, dove sono inserite in cilindri di acqua salata per scindere la parte utile, il grasso, dallo scarto.

Grandi quantità (e prezzi)

Oggigiorno si contano 10.000 specie di alghe usate per scopi diversi. Ne sono state importate dall’Ue circa 180.000 tonnellate nel 2016 e prodotte 25 milioni di tonnellate nel solo 2014 (dati Euronews), un’impennata vertiginosa se si conta che negli anni 50 la loro produzione era quasi inesistente.
I prezzi di vendita per questi rivoluzionari unicellulari sono però talvolta ai limiti del proibitivo, e gli scienziati puntano di dividere per 100 i costi di produzione con la commercializzazione di altri prodotti a base di alghe; per metterla in prospettiva, un litro di biocarburante prodotto nel modo sopra descritto può arrivare a costare anche 100 volte in più dei normali combustibili. Si ripone dunque fiducia nell’abbassamento di prezzo dovuto all’aumento dell’offerta di biofuel di tale calibro, e nella continuità di una crescita che tutt’ora procede bene, con ettari ed ettari di terra dediti a far crescere un nuovo oro verde, o una gemma troppo costosa che non vedrà mai la vera luce.