
Lidia Gattini è il direttore della cooperativa Mandragola, un fulcro di donne capaci di dare vita a “Zai.net” (e non solo) il più grande laboratorio giornalistico dedicato agli studenti italiani
Potrebbe non essere passato nemmeno un giorno da quella chiamata, da quella scommessa in cui Lidia Gattini si è tuffata a capofitto: l’entusiasmo è rimasto intatto, la magia di un laboratorio giornalistico della caratura di Zai.net moltiplicata per curiosità e caparbietà ha dato forma ha qualcosa di molto più grande e scavato, scavato a fondo.
E così da 22 anni a questo parte Mandragola edita Zai.net un mensile cartaceo (affiancato da un progetto multimediale) che girovaga tra le scuole superiori di tutta Italia e che ha un unico obiettivo: far conoscere ai ragazzi i meccanismi dei media portandoli a sperimentare sul campo e rendendoli più consapevoli.
Zai.net, a Torino il cuore pulsante
L’idea è partita da Torino salvo poi approdare in tantissime regioni italiane perché “Nei giovani bisogna crederci a prescindere dalle loro origini, da pregiudizi, dai sentito dire, è un mondo che impari a conoscere non tanto quando apri la finestra e ti affacci, ma quando scendi le scale e ti immergi nei sogni di questi ragazzi, che bisogna conoscere e coinvolgere nel modo giusto e soprattutto che bisogna saper stimolare saper stimolare”.
Zai.net è un mensile scritto interamente da studenti, fatto di mille argomenti scelti rigorosamente dai ragazzi e creato con estrema professionalità grazie a giornalisti tutor dotati, in primis, di un’empatia fuori dall’ordinario.
“Le nostre redazioni scolastiche – prosegue Lidia – non hanno il compito di far emergere giornalisti, anche se poi nel tempo è capitato, ma quello di renderli più consapevoli sul discorso media, uno studente può anche intraprendere un percorso completamente diverso come fare il professore di matematica ma magari aprirsi un blog per raccontare la “sua” materia e farlo sotto un altro punto di vista”.
I mille volti del progetto Zai.net
Accanto al cartaceo c’è anche Laboradio un circuito fatto di 100 stazioni fm, am, dab e di un’app che permette di raccontare senza basarsi sulle immagini sviluppando, quindi, competenze trasversali. Oltre Torino, cuore tecnologico, ci sono redazioni a Roma, Bologna ed in Toscana, redazioni di ragazzi che “giocano a fare i grandi” accomunate dall’inesauribile entusiasmo di voler scavare a fondo per scoprire proprio ciò che sta in fondo allo “Zai.net”.
“L’orgoglio di riuscire a tenere in piedi questo laboratorio giornalistico da così tanto tempo, si somma all’orgoglio di essere riusciti a nutrire Zai.net anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, ha tirato fuori nuova grinta e nuove idee: ad esempio la didattica a distanza si è dovuta arrendere ai laboratori che invece sono andati avanti in presenza e che hanno anche tenuto testa a problematiche come l’isolamento”.
Un laboratorio giornalistico fatto di…resilienza
Il sostegno a Zai.net arriva da un buon numero di abbonati e dai fondi, talvolta provenienti dal Miur o da fondi europei dove l’education è ritenuta materia scolastica, come il fondo editoria, il resto lo fanno la resilienza e la fiducia.
Ma il sostegno umano, quello prezioso, quello che fa la differenza, arriva invece, da Mandragola, la cooperativa di donne capitanata proprio da Lidia che punta a valorizzare maggiormente le quote rosa, capace di creare un gruppo che sa trattare argomenti leggeri e tematiche più serie con sensibilità ed un tocco emozionale unico.
Da ventidue anni a questa parte Zai.net colleziona piccoli miracoli, Lidia continua a vivere questa avventura con l’euforia del primo giorno, il giorno del “Sì faccio il direttore” senza pensarci troppo, il giorno in cui ha deciso di iniziare a lanciare sassi che solo i giovani sanno afferrare al volo e trasformare in altro, un “altro” fatto di verità: “Entrare nel loro mondo vuol dire accettare l’unica regola imposta, ovvero togliersi la maschera ed essere se stessi, qui è vietato fingere”.
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