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Claudia Molinari game designer fondatrice di We Are Mueasli (we are muesli/Facebook)

Unicità e non diversità: questo il valore aggiunto di Claudia, la game designer che ha scelto la via più difficile

Ciao, sono Claudia e sono una visual e game designer. Tu? Ma come…sei donna!
Chissà quante volte Claudia Molinari si è sentita dire questa frase visto che il suo lavoro, che poi è anche il suo più grande hobby, dicesi “prettamente maschile”.

Ma c’è di più: perché il suo studio di progettazione di giochi e videogiochi si occupa, soprattutto, della valorizzazione del patrimonio culturale e della memoria. Si chiama We Are Müesli ed è la “casa” di Claudia e Matteo, due game designer che hanno aperto il loro spazio a Milano. Da un lato lo scrittore creativo, dall’altro la visual designer che ha studiato a Cambridge, Brighton, Londra e Milano occupandosi, anche, di graphic designer, fotografia, media e art director e che da qualche tempo si fa largo in un settore solitamente di “proprietà maschile”. “In Italia le game designer donne sono davvero poche, mi capita di essere contattata per dire la mia sui videogiochi ed è un grande segno di riconoscimento”.

Donna, bella, intelligente e…game designer

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Chi è Chi.libro interattivo firmato We Are Muesli (Facebook/we are Muesli)

La sua fortuna, per sua stessa ammissione, è aver fondato lo studio con il suo compagno, “maschio bianco ed etero”, ovvero il “prototipo ideale di giocatore medio”, ma con un altissimo rispetto per la donna. “I nostri collaboratori li cerchiamo con la nostra mentalità per questo non ho mai avuto esperienze spiacevoli nel mondo del videogioco, però non posso negare che sia un settore prettamente maschile e maschilista, sono tante le vicende riportate anche dai media”.

Il discorso, però, è soprattutto culturale poiché la “diversità” in Italia è sempre vista come un problema in qualsiasi ambito, all’estero invece “diverso” significa essere “unico”, e l’unicità è un grande vanto. Eppure, talvolta, basterebbe poco, “Basterebbero interventi programmati e mirati rivolti alle sviluppatrici, che aiutino l’ingresso delle figure femminili nel mondo dell’industria”.

Dai giochi indie alla formazione

Claudia il suo “ingresso trionfale” se l’è costruito da sola, si è stesa il tappeto rosso ed ogni giorno fa un passo in più su quella passerella. Per capire il suo successo basta osservarne la scrivania fatta di una lunga sfilza di riconoscimenti ottenuti sia nell’ambito giochi indie (a partir dal primo romanzo “Cave! Cave! Deus videt!” anno 2013) sia nell’ambito docenze e formazione grazie al ruolo di game designer visivo e narrativo.

Ultimo ma non ultimo, sempre preludio di nuovi progetti e nuovi orizzonti, ecco “Chi è Chi” il librogame ispirato alla caduta del muro di Berlino.

Tutto questo è Claudia, la game designer che non ha perso tempo a buttare giù muri costruiti dagli altri, si è solo posta in un punto più alto, offrendo una nuova prospettiva su quello che è anche il suo mondo.

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