
Giocare a fare la graphic designer ma poi, diventarlo per davvero, con un “D.tales” in più: ecco la storia di Valeria e di ciò che “le passa per la testa”
Quante volte ci siamo sentite dire “Studia che devi diventare qualcuno” dai nostri genitori? E quante volte mentre una mamma, una nonna, un papà lontani ci riempivano di raccomandazioni al telefono noi eravamo alle prese con scarabocchi da quattro soldi, su fogli vaganti, immerse nei nostri pensieri?
Infinite, probabilmente non renderebbe l’idea. E non renderebbe l’idea nemmeno se oggi, per puro caso, ci capitassero tra le mani i blocchi degli appunti universitari, su cui comparivano più disegni, numeri di telefono, e proposte di aperitivo piuttosto che formule matematiche e citazioni famose.
Un giorno di qualche tempo fa Valeria Rizzi era alle prese con una classica lezione del corso magistrale in design della comunicazione, aveva la testa tra le nuvole e le mani impegnate a disegnare ciò che le passasse per la mente: dialoghi tra animali di fantasia, giochi di parole illustrati,…
Accanto a lei c’era Matteo che così, senza pensarci troppo, disse qualcosa tipo: “Belli questi disegni, hai mai pensato di riprodurli in digitale e collezionarli in un profilo instagram?”.
Graphic designer sì o graphic designer no?
Il “gioco” di graphic designer iniziò così.
D.tales dove D sta per Dale, soprannome di Valeria, e tales sta per favolette, mini racconti, dettagli, è nato all’incirca così.
“In quella pagina instagram c’era, e c’è tutt’oggi, il mio mondo, la gente ha iniziato ad apprezzare e così io ed il mio amico Matteo abbiamo pensato di fare un passo in più, di iniziare a produrre magliette ed oggetti personalizzabili e dare vita ad un e-commerce con Etsy“.
I numeri piccoli dell’agosto 2019 oggi sono in continua a crescita. Se Matteo resta il braccio destro di Valeria, a sinistra, dalla parte del cuore, ecco Andrea, fidanzato abile nella parte amministrativa, ma anche importante motivatore.
D.tales, ecco il team
“Matteo mi aiuta con l’ispirazione e con la collaborazione con altri piccoli brand, Andrea invece, che è entrato a far parte del team da gennaio 2020, segue i numeri, la burocrazia, il budget e le proposte per le nuove idee ma anche metodi per migliorare la user experience nonché tutto il progetto”.
Al diavolo la paura di non farcela ed i timori della gente che “potrebbe non capire”, da quel “Ma sì, proviamoci” è passa diversa acqua sotto i ponti, con vendite e followers che non si tirano indietro, e con la cerchia di parenti e amici che ha lasciato spazio ad una piccola community. “Ci sono sconosciuti che apprezzano ciò che faccio, ciò amo fare, loro ci credono tanto quanto me, li sento soddisfatti”. E le mani viaggiano. Creano, disegnano, coloro. E non smettono di giocare a quel gioco, a quel progetto che sa tanto di “sogno trasformato in realtà”.
Le mamme, poi, hanno sempre ragione: studiare è fondamentale, le distrazioni, fortunatamente, fanno parte del pacchetto.
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