Rainforest Challenge guado
La gara in Malesia è una delle più dure al mondo (Foto Sonja Vietto Ramus)

La passione e l’esperienza del malese Luis J.A. Wee hanno portato avanti lo spirito più autentico del Camel Trophy

Il format è piaciuto così tanto da creare un “circuito” vero e proprio, il Rainforest Challenge Global Series, che riunisce decine e decine di tappe ospitate in vari paesi del mondo e che si conclude con la gara “madre” nella foresta pluviale della Malesia. È cambiata con gli anni la competizione “erede” del Camel Trophy?

Lo abbiamo chiesto a Mr. Luis. “All’inizio il Rainforest era una spedizione attraverso le piste di disboscamento dismesse nella giungla con i partecipanti che per dieci giorni dovevano testare le loro abilità fisiche, tecniche ed emotive lungo il tracciato: per tutto il primo decennio del Rainforest, diciamo dal 1997 sino al 2006, i 4×4 erano fra l’altro abbastanza standard rispetto a quelli di oggi. In seguito iniziarono invece a essere apportate maggiori modifiche ai veicoli e l’elemento corsa divenne più importante rispetto aquello della spedizione – spiega – Le prove speciali si fecero più dure e impegnative tecnicamente, ciò che volevano i partecipanti. Oggi l’evento è costruito su SS (Special Stage, cioè prove speciali) estreme da affrontare ai margini della giungla su varie tipologie di terreno che si trovano nella Malesia tropicale. Da noi le precipitazioni sono differenti da quelle delle regioni temperate: quando piove nella foresta piove davvero e a dirotto e, durante i monsoni, le difficoltà sono dieci volte maggiori rispetto al normale”.

Il Rainforest Challenge è stato riconosciuto a livello internazionale fra le gare automobilistiche più dure al mondo: nel 2013 era classificato fra le dieci più impegnative, sino al 2018, quando l’RFC Malesia è salito di diritto sul terzo gradino del podio di questa speciale classifica.

Oggi è differente l’approccio dei partecipanti al Rainforest? “Gli attuali equipaggi in gara all’RFC sono più concentrati sulla costruzione delle loro vetture; ecco perché dal 2018 l’evento in Malesia ha ampliato le categorie portandole a 3 (R1, prototipi, R2, vetture di serie ma modificate, e R3, 4×4 standard con minimo upgrade per partecipare alle corse), in modo che ci siano condizioni di equità per le diverse tipologie di partecipanti. Un’auto della R3 non sarà in grado ovviamente di competere con una della R2 e della R1 – conclude Wee – In questo modo diamo a ciascuna categoria la possibilità di salire sul podio, gareggiando con chi ha le stesse caratteristiche. Oltre all’aspetto sportivo, gli eventi di fuoristrada come il Rainforest contribuiscono fra l’altro a portare benefici nel settore del turismo locale, cosa a cui tengo molto: gli iscritti e il loro staff tecnico richiamano appassionati di questa disciplina, giovani e adulti, con un conseguente utilizzo di hotel, ristoranti, officine meccaniche e attività commerciali di ogni genere, portando vantaggi alla micro economia di luoghi a volte ben poco conosciuti. In Malesia questo è stato dimostrato più volte, motivo per cui la finale del Rainforest è da tempo inserita nel calendario degli eventi del Ministero del Turismo”.