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Una simpatica fotografia di Lorenzo Barone con tutta l'attrezzatura utilizzata durante i suoi viaggi (Fonte archivio Lorenzo Barone)

Il ragazzo, originario del borgo di San Gemini, in provincia di Terni, a soli 23 anni ha già visitato 43 paesi percorrendo più di 64 mila chilometri

“Appena compiuti 18 anni non avevo soldi per l’equipaggiamento, ma la mia voglia di partire era più forte di qualsiasi altra cosa..In una discarica avevo trovato delle taniche di plastica e le avevo trasformate in borse per la bici, con dei pezzi di un comodino e degli elastici avevo fatto il porta telefono, con una latta di alluminio il fornello a legna, e così via. Realizzando poi quello che era il mio primo sogno, pedalando da Sangemini al Portogallo e ritorno in 3 mesi”. Inizia così la chiacchierata con Lorenzo Barone, un giovane ragazzo appassionato di bici che dalla sua Umbria ha pedalato per migliaia di chilometri alla scoperta del mondo.

Dove ti trovi in questo momento? “Sono più di 10 mesi che vivo nella Siberia Orientale, bloccato dalla pandemia – risponde Lorenzo – In questo periodo di tempo oltre a pedalare migliaia di chilometri, ho vissuto circa 6 mesi a Pokrovsk nel villaggio dove vive Aygul, la mia ragazza, conosciuta in viaggio pochi giorni prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria…Ora che mi sto preparando per la prossima avventura invernale, non potevo essere in un luogo migliore se non questo, con temperature che a volte sfiorano già i -40°C”.

Che bici usi e come fa a funzionare al freddo? “Dal 2016 giro il mondo con la mia Surly LHT, un semplice ma robusto telaio in acciaio con ruote da 26″ per minimizzare il rischio di spezzare i raggi quando la carico con 50/60 kg di bagagli..Come fa a funzionare a -50°C ? Semplice…Ho smontato tutte le componenti rotanti, le ho pulite dal grasso, poi ho comprato un grasso usato per gli aerei che ha un punto di congelamento di -73°C e l’ho spalmato ovunque come fosse Nutella, infine ho rimontato tutto, quindi le componenti girano fino a -73°C. Questo è solo per togliere un paio di dubbi ma c’è molto altro!”.

Come si mangia e beve nel freddo estremo? “Per affrontare un viaggio in bici come quello dello scorso inverno dove sono stato mediamente a -40°C per quasi due mesi con punte minime di -56°C vivendo all’aperto in completa autonomia, bisogna sì pedalare ma soprattutto bisogna sopravvivere riuscendo ad essere autonomi in tutto. L’acqua si ghiaccia immediatamente e il cibo diventa duro come il cemento, quindi come tutto si congela tutto si scongela..Per bere, l’unica soluzione è sciogliere la neve, per fare ciò utilizzo il fornello a benzina MSR XGK dato che la benzina ha un punto di congelamento di -48°C mentre il gas poco sotto i -20°C smetterebbe di funzionare – prosegue Lorenzo – Uso due pentolini, uno per mangiare e uno per bere, perché quando ero in Lapponia nel 2016 usandone solo uno bevevo l’acqua “sporca” con gli avanzi di cibo e non era il massimo! Infine per sciogliere la neve o scaldare il cibo più rapidamente uso una copertura di alluminio sopra la pentola altrimenti la temperatura esterna sarebbe sempre a contatto con il coperchio e rallenterebbe il processo”.

Dall’Umbria alla Siberia: cosa ti ha spinto (e ti spinge) ad avventurarti in questi viaggi? “Quando a 18 anni partii per il mio primo tour in bicicletta di 3 mesi, capii subito che con le comodità di casa non mi ero mai sentito realmente vivo: dovevo invece lasciarmi tutto alle spalle e vivere all’aperto, sentire il caldo e il freddo, bagnarmi sotto la pioggia e avanzare contro il vento, provare la fatica e cercare di cavarmela di fronte a qualsiasi situazione, il tutto con pochi soldi. Successivamente a 19 anni, nel 2016, dopo migliaia di chilometri già pedalati, sentii il bisogno di “andare oltre” così partendo da casa in bici e fermandomi a fare il giocoliere per le città della Germania per guadagnare qualche soldo, raggiunsi capo Nord in inverno passando dalla Svezia e tornando dalla Finlandia, in un lungo viaggio di 8 mesi. Era il viaggio che tutti mi avevano sconsigliato, con temperature minime di -30°C e un mese senza vedere il sorgere del sole. E’ stato proprio quello il viaggio che mi ha cambiato, che mi ha fatto sentire vivo, felice, euforico, deciso, un pò matto, a volte impaurito, ma determinato…Tutte sensazioni che dal divano di casa non avrei mai provato, ecco perché continuo a spingere i miei limiti un pò più in là, per questo sono venuto in Siberia, in questo breve periodo chiamato “vita” io voglio realmente vivere” – conclude Lorenzo.

La prossima sfida che attende questo inarrestabile ragazzo (potete seguirlo su Facebook) è andare oltre il Circolo Polare Artico partendo a metà Dicembre da Yakutsk in direzione di Mirny e dal li sino al villaggio di Yuryung Khaya, un percorso estremamente isolato, lungo 2700 km nella regione più fredda al mondo, la Yakutia, dove le temperature in inverno oscillano dai -20° ai -60°. Al ritorno, previsto per metà Febbraio, se le frontiere saranno nuovamente aperte, Lorenzo ha in programma di rientrara a casa per abbracciare famiglia e amici.

Buona strada Lorenzo!