
Un grande viaggio in solitudine accompagnata solo da una bici. E’ la storia da leggere tutto d’un fiato su “Sognando l’Infinito”, il primo libro di Paola Gianotti, ciclista di endurance, scrittrice e detentrice di tre Guinness World Record.
Classe 1981, con una laurea in Economia e Commercio in tasca, quando l’azienda per cui lavora è costretta a chiudere, Paola decide di buttarsi sulle sue passioni, sport e bici in particolare. È il 2014, l’anno in cui compie il giro del mondo in sella alla sua due ruote, prima donna italiana e seconda al mondo ad attraversare quattro continenti e venticinque paesi in 144 giorni.
“Sulla strada ci sei solo tu e la tua bici e puoi contare esclusivamente sulla tua tenacia per sopportare il dolore e le salite. Ma anche per gustarti il piacere della fatica nonostante possa sembrare un controsenso: proprio come nella vita, è dal raggiungimento di un traguardo che si pensava irraggiungibile che nasce la soddisfazione” – commenta Paola che, fra l’altro, detiene pure il record di donna più veloce ad aver attraversato il Giappone in bici e ad aver pedalato per i 48 stati degli Usa in 43 giorni.
Nel 2015 quest’atleta di origini piemontesi (quando non viaggia vive a Ivrea, in provincia di Torino) ha partecipato alla Red Bull Trans-Siberian Extreme percorrendo qualcosa come 9200 chilometri lungo il percorso della Transiberiana, da Mosca a Vladivostock.
La sua impresa, raccontata nelle pagine di “Sognando l’Infinito” (in ristampa), è di quelle che non si dimenticano facilmente: poco meno di 30 mila km in bici (per l’esattezza 29.430), 144 giorni, 175 mila metri di dislivello, 215 km in media al giorno, 536 panini e 270 barrette di cioccolato mangiati. Ma anche 32 forature, 3 deserti, 25 paesi e 24 dogane attraversate, 14 km percorsi in autostrada, 22 divise usate e 25 statue di Buddha incrociate.
E persino 1 multa per divieto di transito… “Ci aggiungo anche 1 guerriglia evitata tra musulmani e buddhisti, 1 vertebra rotta, 110 giorni di vento e 16 attacchi di cani randagi – racconta sorridendo Paola – Quando sono partita per fare il giro del mondo fra i tanti che mi chiedevano come avrei fatto a percorrere tutti quei chilometri, c’ero anche io…Non sapevo assolutamente come avrei potuto farcela ma con altrettanta consapevolezza volevo inseguire il mio sogno. Con la bici ho imparato che i limiti sono solo mentali. E poi ho coniato il mio motto: quando non sai cosa fare, pedala. Funziona. Anche per fare il giro del mondo”.
Pedalando dalle 12 alle 14 ore al giorno, per quasi 5 mesi, Paola è così diventata l’emblema di chi non si arrende mai, di chi stringe i denti e si rimette in gioco dimostrando grinta e tenacia, doti che non tutti possiedono.
Il suo libro è un inno alle grandi passioni, viaggio e bici in primis, un susseguirsi di parole in cui affiora la bellezza della vita grazie ai racconti di incontri effettuati lungo il percorso ma anche aneddoti di fatica e sudore. E soprattutto un inno a quel sogno, inizialmente di Paola, che è poi diventato di tanti appassionati (di bici e di avventura).
“Una ragazza e la sua bicicletta…con la sola forza delle gambe e della testa. Che è dura, a giudicare dai quasi 30 mila km percorsi e dai 2 caschi rotti. Non so se esiste una forma di invidia positiva, se c’è è quella che provo per lei” – si legge nella prefazione del libro scritta dalla penna di Linus. Perché Paola pedala bene e scrive ancora meglio. Il resto lo mette la strada. E su questo non potremmo essere più d’accordo anche noi.
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