Gianna Vardanega, Dakar
Gianna Vardanega, seduta in prima fila, con il Team RT73

Sulla sua carta d’identità c’è scritto tributarista ma, come tiene a precisare lei stessa, professione e età anagrafica sono le uniche due caratteristiche da non prendere in considerazione (almeno per quanto la riguarda). Ecco il racconto di Gianna Vardanega sulla sua recente esperienza al rally Dakar.

Appassionata di trazione integrale e di 4×4 del marchio Jeep, Gianna Vardanega è editore del sito internet Eventi4x4 (sito ufficiale), dedicato al mondo delle quattro ruote motrici (ma non solo) e ora anche alle moto.

Correva l’anno 1990, un greto, una grigliata notturna, un falò, una chitarra, 4 Jeep attorno e fu subito amore, un colpo di fulmine…no…non per mio marito (che c’era già e condivideva) bensì per la natura, la vita all’aria aperta e la voglia di ritrovarsi e condividere una grande passione per il mondo del fuoristrada – racconta Gianna – Va bene, lo ammetto, in realtà è stata tutta colpa della Jeep! Così ho potuto imparare le tecniche di guida sui terreni più differenti anche se quello che prediligo da sempre è il trial perché ti permette di avere più tempo per capire come e che manovre fare. Adoro scoprire percorsi nuovi e luoghi inesplorati, mi piace la navigazione con GPS e m’interessano tutti i software annessi”.

Negli anni Gianna ha partecipato a tanti eventi e raduni a trazione integrale così come a importanti gare offroad fra cui la manche italiana del Rainforest Challenge che si svolge sui pendii del Collio friulano e di cui si occupa della comunicazione. Quest’anno, come press office, ha seguito le imprese di Elvis Borsoi e Stefano Pelloni, su Can-Am Maverick, in gara al rally Dakar al debutto in Arabia Saudita. Raccontaci la tua esperienza.

“Ho realizzato un sogno nel cassetto grazie agli amici del Team RT73 che mi hanno proposto di seguirli in questa bellissima avventura. A Capodanno, con loro, ho preso il volo Venezia-Roma-Jeddah dopo essermi documentata per mesi e mesi sull’Arabia Saudita, un paese che sta facendo passi da gigante a livello di turismo – spiega entusiasta Gianna – Monumenti naturali di pietra, vallate desertiche incorniciate da picchi altissimi, dune bianche che si allungano sino a raggiungere l’acqua del mare e spazi immensi segnati solo da una lunghissima striscia di strada asfaltata. Guidare sulle strade d’Arabia non è certo difficile dal punto di vista cartografico anche perché sono poche e non c’è modo di perdersi ma bisogna tenere costantemente alta l’attenzione perché trovarsi uno in contromano alla rotonda o qualcun altro che sorpassa a destra è assolutamente normale”.

Come ti è sembrata l’emancipazione femminile avviata dal re Salman bin Abdulaziz al Saud? “Oggi in Arabia Saudita le donne possono ottenere la patente di guida, recarsi all’estero senza accompagnatore e, se lo desiderano, non indossare più l’abaya, la lunga tunica nera che copre tutto il corpo ad eccezione di testa, mani e piedi. In realtà quasi tutte vestono ancora con l’abbigliamento tradizionale e probabilmente ci vorrà tempo per adeguarsi ai nuovi usi e costumi – prosegue Gianna – Nelle grandi città come Riyadh e Jeddah si respira aria di grande innovazione e modernizzazione a iniziare dai grattacieli altissimi e dalle forme più strane che denotano un imponente lavoro di architettura e ingegneria sino agli enormi centri commerciali ma non manca neppure un’infinità di piccole botteghe di commerci tradizionali situate a bordo strada. Purtroppo i ritmi serrati della Dakar non hanno permesso di dedicare molto tempo alla visita di edifici o musei…mi sarebbe piaciuto salire i 44 piani del Al Faisaliyah Center o dedicare una giornata al National Museum o ancora al Fantasy Land ma non è detto che non ci sia una seconda opportunità per poterlo fare”.

A bordo di una Toyota Land Cruiser HDJ80, assieme a Margherita Lops (pilota del Campionato Cross Country Italiano, n.d.r.), Gianna ha percorso circa 10 mila chilometri per raggiungere i “punti fotografici” più suggestivi del percorso di questa edizione della Dakar e scattare le immagini al Can-Am di Borsoi e Pelloni. “Tantissimi chilometri! Il bello è che con l’equivalente di 15 centesimi di euro al litro si riempiva il serbatoio di carburante, in pratica con pochi riyal sauditi abbiamo sempre fatto il pieno! – conclude Gianna – Un commento personale sulla macchina organizzativa guidata da David Castera? Al pilota e organizzatore francese è stato affidato il compito di ridisegnare e riorganizzare tutta la logistica della Dakar in una nuova nazione: per me il risultato è stato ottimo viste anche le tante difficoltà legate a nuove regole da osservare e nuovi territori da scoprire”.