
La 43^ edizione del rally raid più famoso al mondo, per la seconda volta ospitato in Arabia Saudita, ha assegnato ieri i titoli assoluti
Nessun trionfo è facile alla Dakar ma Stéphane Peterhansel, alias Monsieur Dakar, ha dimostrato ancora una volta di essere un maestro del passato che ancora domina il presente. La concorrenza era agguerrita alla partenza, con molti partenti che dichiaravano guerra per la vittoria finale come Yazeed Al Rajhi, Sébastien Loeb, Giniel De Villiers, Martin Prokop, Yasir Seaidan, Mathieu Serradori e Bernhard Ten Brinke, tanto per citarne alcuni.
Ma la classe di Peterhansel, navigato da Edouard Boulanger, non ci ha messo molto ad emergere, già dalla terza tappa si è messo davanti e da lì in poi tutte le belle speranze di gloria dei sopra citati si sono ridotte a una lotta a tre tra gli occupanti del podio 2020. Carlos Sainz sulla distanza non è riuscito a tenere il ritmo indiavolato degli altri due, complici anche alcuni errori di navigazione. Il principale contendente è stato quindi Nasser Al Attiyah, l’unico veramente in grado di tenere il passo del francese vincitore, che ha dato il tutto per tutto collezionando anche ben sei vittorie di tappa sulle tredici disputate, contando anche il prologo. Peterhansel ne ha vinta solo una, la terz’ultima, che però è stata il colpo di grazia: 18’ di vantaggio messi insieme a gara quasi conclusa. Il Team X-Raid festeggia così la vittoria e il terzo posto, mentre Toyota trova un guizzo d’orgoglio nel quarto posto di Jakub Przygoński, che eguaglia la sua prestazione del 2019. Molto più celebrato è invece il 5° posto di Nani Roma, un ottimo debutto per il team Bahrain Raid Xtreme.
Non si sa se parte del merito possa essere accreditato ai capelli biondi ossigenati, quel che è certo è che Kevin Benavides è maturato molto ed è finalmente arrivato alla consacrazione di campione della Dakar al suo quinto tentativo. Dopo un debutto col botto nel 2016, quando arrivò ai piedi del podio, l’argentino è stato capace di digerire e superare le delusioni, vedasi il 2018 quando un errore di navigazione ha compromesso una gara fino a quel momento perfetta per il successo in casa, a Salta. Anche quest’anno la sorte ha provato a mettersi di traverso, con una brutta caduta che gli ha ferito il naso e malmesso una caviglia, ma nella quinta tappa Benavides è stato capace di prendere la testa della classifica. Sbalzato dal trono giusto il giorno dopo, non si è perso d’animo e si è ripreso la leadership, approfittando anche del ritiro del compagno di squadra “Nacho” Cornejo. D’altronde la Dakar è anche questo: a volte ci vuole un po’ di fortuna. L’argentino ha poi continuato la gara in controllo, sfruttando le sue incredibili capacità di navigazione per rintuzzare agli attacchi di Sam Sunderland, che ci ha provato fino alla penultima tappa e Ricky Brabec, che ha finito a soli meno di 5’ da lui conquistando anche l’ultima tappa. Proprio sul finire di gara l’americano ha assicurato a Honda la prima doppietta dai tempi di Cyril Neveu ed Edi Orioli nel 1987.