
Grazie ai sapienti interventi dell’azienda britannica Tim Dutton Amphibious Cars, una Suzuki Jimny 1.3 a benzina è stata trasformata in una perfetta fuoristrada anfibio. Dalle acque dell’Arun River al lago di Viverone ecco lo stravagante long-test del Dutton Surf 4WD.
Negli anni’80 è stata una delle serie televisive statunitensi che più ha entusiasmato il pubblico italiano con un cast d’eccezione. Guest star la Pacific Princess, nave da crociera su cui si sono ambientate le celebri avventure di Love Boat.
Cosa c’entra con questo reportage a trazione integrale? Intanto che anche qui di una barca, pardon di un mezzo anfibio, si tratta. O meglio di una Suzuki Jimny 1.3 a benzina che con uno specifico kit di accessori, e relativo montaggio, si è trasformata in un vero e proprio hovercraft da offroad. Le velocità, a dire il vero, non sono certo quelle elevate delle competizioni nautiche d’altura ma la sensazione dell’azionare il jet drive per passare dalla trazione stradale a quella in acqua è davvero particolare.
Ma andiamo con ordine. Il progetto risale al 2014 quando Giorgio Rosato, appassionato di mezzi anfibi, decide di recarsi a Littlehampton, nel West Sussex, per effettuare un test drive su uno dei più interessanti e noti “amphibious car” presenti sul mercato e prodotti in piccole quantità su ordinazione. Ad ospitare le manovre acquatiche alla guida del Dutton Surf 4WD, così si chiama il mezzo in questione, è l’Arun River, uno dei maggiori fiumi che si affacciano sul Canale della Manica. Sul sedile del passeggero siede un istruttore di grande fama, Tim Dutton, che di questi veicoli è anche progettista e costruttore da oltre un quarto di secolo. Una full immersion sulle tecniche di guida, a cominciare dalle basilari manovre di entrata e uscita dalle rampe di accesso in acqua, prima di avventurarsi lungo il fiume britannico per capire manovrabilità e consumi di questa Suzuki special edition.
Poche regole fra cui viaggiare in 3^ marcia e non superare mai i 1.800/2.000 giri al minuto. On the road gli 80 CV di questa iniezione elettronica multipoint permettono di raggiungere i 130 km/h mentre in modalità off-shore ci si attesta sui 5 nodi (9,3 km/h).
Viverone, sul versante orientale del Canavese e a 60 chilometri da Torino, è la perfetta location per un nuovo test-drive di questa “amphicar”. Scocca in vetroresina abbinata a sospensioni Jimny a assale rigido, motore anteriore trasversale a benzina a 4 cilindri in linea da 1.328 cc. di cilindrata che eroga 80 CV a 5.500 giri e una coppia massima di 110 Nm a 4.100 giri. L’alimentazione a iniezione elettronica multipoint è abbinata alla distribuzione bialbero a 16 valvole e quando si procede a commutare la trazione stradale in quella off-shore a entrare in funzione è un performante idrogetto con albero motore e timone realizzati in acciaio inox e con modanatura inferiore in vetroresina.
La costruzione dello scafo ha previsto a prua dell’anfibio un ampio gavone (che ha allungato di circa 30 cm la sagoma del veicolo rispetto all’originale) suddiviso a sua volta in due sezioni: nel primo scompartimento, situato proprio all’estremità della struttura in vetroresina, sono stati alloggiati due radiatori, uno destinato al liquido di raffreddamento del motore e l’altro per l’olio motore.
Un secondo scomparto del gavone, anch’esso impermeabilizzato, ospita il 4 cilindri in linea di questa Suzuki. Nel vano bagagli della scocca sono stati invece alloggiati il serbatoio carburante da 40 litri e l’idrojet che permette di attivare la trazione off-shore.
Se sull’asfalto la guida è a 2 ruote motrici posteriore, sugli sterrati e sui fondi a scarsa aderenza i rapporti diventano 4WD tramite l’apposita leva posizionata sul tunnel di trasmissione. Il cambio a 5 marce + riduttore permette un’eccellente mobilità su qualsiasi terreno diventando estremamente utile quando si poggiano le ruote sui fondi viscidi e in forte pendenza delle rampe d’accesso (e soprattutto di uscita) in acqua.
Dopo la costruzione del guscio esterno dell’anfibio, che ha racchiuso la meccanica della Jimny, si è proceduto ad alloggiare tutte le componenti del motore al suo interno così come ad allestire l’abitacolo che si presenta con quattro sedili di serie con cinture di sicurezza e volante originali affiancati solo da alcuni accessori aggiuntivi indispensabili per la navigazione.
Il tunnel della trasmissione ospita il pomello di inserimento/disinserimento del jet drive mentre sul cruscotto trovano spazio un ecoscandaglio della Nasa Marine e il pannello di controllo Dutton dove ci sono la spia luminosa che segnala la costante funzione dell’elettroventola, il termometro che indica la temperatura presente all’interno del vano motore (il relativo termostato è posizionato sul lato destro di quest’ultimo) e che non deve superare mai i 75-80° C e i due comandi che azionano le pompe di sentina per svuotare entrambi i comparti, anteriore e posteriore, dell’eventuale acqua penetrata nel fondo dalle fessure del cofano.
Il reparto sospensioni comprende pneumatici Yokohama Geolander nella misura 205/70 R15. Estremamente leggero e realizzato per assicurare la massima protezione contro ruggine e corrosione, il Dutton Surf si presenta in versione cabrio con una sorta di roll bar centrale, in resistente acciaio, che serve per agganciarvi il soft top in tela nera e plastica trasparente. Fra le dotazioni di sicurezza richieste dal codice marittimo quando si è in navigazione non mancano neppure i salvagenti ad affiancare l’estintore. Avanti tutta!